LA PROLIFERAZIONE DEI PORTI TURISTICI La proliferazione dei porti turistici Assistiamo ad una proliferazione immotivata dei progetti di porti turistici, quasi sempre per iniziativa di investitori privati che propongono la realizzazione di infrastrutture a terra. Le conseguenze di queste iniziative sulla stabilità e sulla qualità delle spiagge sono molteplici: - in primo luogo, la creazione di nuovi ostacoli al flusso di sabbia sottocosta determina accumuli sopraflutto ed erosione sottoflutto ai moli portuali; - l'ulteriore l'occupazione ed urbanizzazione della fascia costiera (che costituisce una delle cause principali dell'erosione) e perciò la colonizzazione forzata dei luoghi più pregiati del litorale siciliano; - la dispersione dei fondi comunitari in speculazioni immobiliari. I Porti sono spesso il grimaldello per scardinare i vincoli a protezione della fascia costiera e favorire processi speculativi. Infatti, si è avviato un processo di privatizzazione della costa finalizzata alla realizzazione ed alla gestione di "Marine" ed alla costruzione di strutture commerciali e turistiche, eludendo il vincolo di inedificabilità imposto dalla legge regionale n.78/76 nei primi 150 metri dalla battigia. Questo processo è favorito, se non determinato, dalle norme sul Demanio e dal dilagare dei Project Financing. L'ultima legge regionale sul Demanio (2005) ha infatti introdotto una deroga al vincolo di inedificabiltà assoluta a favore delle strutture realizzate all'interno delle aree portuali, mentre il sempre più frequente ricorso al Project Financing consegna ai privati l'iniziativa sulla realizzazione dei porti turistici. Ormai è raro trovare un comune costiero che non abbia previsto la costruzione di un porto turistico da affidare in gestione ai privati: nel solo tratto di costa tra Tusa e Tindari (circa 50 Km), nella costa settentrionale del messinese, sono previsti da piani regolatori e vari altri strumenti urbanistici atipici almeno otto porti, quasi uno per comune. La previsione di migliaia di nuovi posti barca appare peraltro immotivata se riferita all'effettiva domanda di mercato: non è un mistero che il settore diportistico è uno dei comparti che più di altri risente della crisi finanziaria. La stessa Assomarine, l'associazione dei gestori di porti turistici, ha invitato il governo centrale e le regioni a non consentire l'ulteriore realizzazione di posti barca per non distruggere il settore.
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